In un freddo inverno del 1848, dalla vicina Palermo giungono frammentarie notizie su una sommossa scoppiata il 12 Gennaio, e a Termini Imerese non si parla d’altro; al centro dei commenti c’è il condottiero termitano Giuseppe La Masa che tutti indicano come il principale artefice della rivolta per la cacciata dei Borboni. A seguito di quelle storiche vicende, un folto gruppo di napoletani, fuggito dal capoluogo siciliano, trova rifugio nella nostra città. I napolitì, così vengono chiamati grazie alla loro proverbiale allegrezza e simpatia, non ci mettono molto ad ambientarsi e proprio in occasione del periodo carnascialesco promuovono una festa pubblica che, seppur improvvisata, vede la partecipazione e il contributo di tanti termitani. Ci viene narrato che i napolitì abitassero nella zona oggi chiamata “Porta Palermo”, dove tutt’ora troviamo una piccola via nominata Napolitì, era una sorta di povera borgata dove risiedeva soprattutto gente povera che abitava fuori dalle porte della città. I napoletani iniziarono i festeggiamenti probabilmente con un gruppo di contadini e pescatori del posto, si trattava di una festa che coinvolgeva unicamente il quartiere e che solo in un secondo momento coinvolse l’intera città. Così i nostri antenati ci narrano come avvenne l’inizio dei festeggiamenti del carnevale termitano; in mancanza di prove documentali non si può certo parlare di storia, ma ci troviamo sicuramente in presenza di un racconto parecchio verosimile, che successivamente trova adeguati riscontri grazie a un documento datato 1876. Il documento, nella fattispecie una ricevuta, ci segnala la presenza in città di un’associazione, o meglio di una società del Carnovale, il cui timbro raffigura una maschera dalle fattezze abbastanza simili a quelle del Pulcinella napoletano.
Immagini storiche del Carnevale Termitano
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